sabato 25 ottobre 2008

BERLUSCONI A SCUOLA DA COSSIGA (l'intervista integrale all'ex Presidente della Repubblica)

Una forcaiola e apparentemente delirante conferenza-stampa quella di ieri di Berlusconi, in teoria sul decreto Gelmini, in realtà centrata su una violenta dichiarazione di guerra al popolo della scuola pubblica - sceso in piazza in centinaia di migliaia venerdi scorso -, a chiunque si opponga alle politiche governative e alla stampa non "allineata".

Dopo una noiosa serie di amenità, il monarca di Arcore si è calato l'elmetto in testa, ha assunto toni di voce e cipiglio quasi mussoliniani ed ha annunciato che ordinerà al ministro degli Interni di assaltare, d'ora in poi, qualunque interruzione di lezioni nelle scuole e all'Università. Esattamente quanto chiedevano ieri in editoriali forcaioli "Il Giornale" e "Libero": quest'ultimo, sotto il titolo "Chiamate la polizia" invitava, in un editoriale di Renato Farina (sul libro paga dei servizi segreti), a stroncare fantomatici picchetti (previsti dal Farina davanti a tutte le scuole per domani) mediante "calci nelle parti molli degli studenti".

Berlusconi ha annunciato, dunque, uno stato di emergenza poliziesca e l'aggressione violenta di ogni corteo, occupazione o autogestione del popolo della scuola pubblica. E un attimo dopo, davanti ad una platea sbalordita, il capo del governo ha dichiarato guerra alla stampa non "allineata" che dedicherebbe "troppo spazio alle proteste di quattro gatti", usando un linguaggio simile a quello della giunta militare argentina dopo il golpe degli anni '70, quando nella prima conferenza minacciò la stampa democratica, invitandola ad abituarsi in fretta al nuovo clima antipopolare. "Avete quattro anni e mezzo per farci il callo" ha sibilato Berlusconi.

Perchè nel momento di massima popolarità (cosi ci ripete ogni giorno re Silvio) Berlusconi dichiara guerra a chi protesta? Ci pare evidente che il capo del governo è stato colpito non solo dal mezzo milione del corteo di venerdi scorso, promosso da Cobas, Cub e SdL, e dal dilagare della protesta nelle scuole e nelle università ma sopratutto dal tema centrale delle mobilitazioni di questi giorni: "Non pagheremo noi la vostra crisi". Milioni di lavoratori, pensionati, studenti si sono sentiti dire in questi giorni che i soldi ci sono, che lo Stato può sborsare somme enormi ma che le vuole dedicare al salvataggio di banche fraudolente e di industrie decotte: e si domandano perchè, invece, i soldi non vadano ad aumentare salari e pensioni, a potenziare scuola, sanità e servizi pubblici, unico modo per riavviare sul serio l'economia.

Ventiquattr'ore dopo Berlusconi, in un'altra conferenza stampa, dichiara che le sue dichiarazioni di ieri sono state fraintese e che lui non vuol mandare i poliziotti nelle scuole. Probabilmente non ha trovato consenso neanche nella sua maggioranza oppure vuole adottare i consigli che un esperto come Cossiga gli fornisce gratuitamente in una intervista apparsa sul Quotidiano Nazionale di oggi e che riportiamo di seguito, perché molto istruttiva sui metodi che i governi adottano per stroncare i movimenti.

BISOGNA FERMALI, ANCHE IL TERRORISMO PARTI' DAGLI ATENEI

INTERVISTA A COSSIGA di ANDREA CANGINI - ROMA

Presidente Cossiga, pensa che minacciando l`uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato?

«Dipende, se ritiene d`essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo. Ma poiché l`Italia è uno Stato debole, e all`opposizione non c`è il granitico Pci ma l`evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà una figuraccia».

Quali fatti dovrebbero seguire?

«Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand`ero ministro dell`Interno».

Ossia?

«In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito...».

Gli universitari, invece?

«Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».

Dopo di che?

«Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».

Nel senso che...

«Nel senso che le forze dell`ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».

Anche i docenti?

«Soprattutto i docenti».

Presidente, il suo è un paradosso, no?

«Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».

E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? "In Italia torna il fascismo", direbbero.

«Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l`incendio».

Quale incendio?

«Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà a insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università. E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale».

E` dunque possibile che la storia si ripeta?

«Non è possibile, è probabile. Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo».

Il Pd di Veltroni è dalla parte dei manifestanti.

«Mah, guardi, francamente io Veltroni che va in piazza col rischio di prendersi le botte non ce lo vedo. Lo vedo meglio in un club esclusivo di Chicago ad applaudire Obama...».

Non andrà in piazza con un bastone, certo, ma politicamente...

«Politicamente, sta facendo lo stesso errore che fece il Pci all`inizio della contestazione: fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo, ma quando, com`era logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono radicalmente registro. La cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla... Ma oggi c`è il Pd, un ectoplasma guidato da un ectoplasma. Ed è anche per questo che Berlusconi farebbe bene ad essere più prudente».

Ecco il vero volto del sistema democratico: infiltrazione di provocatori per creare casino e far intervenire la polizia per massacrare chi si oppone.

Se Berlusconi vuole evitare l'allargamento del conflitto sociale spostando tutto sul piano dell'ordine pubblico, riproducendo i meccanismi che portarono alla distruzione dei movimenti degli anni'60 e '70, ebbene, nè gli studenti, nè l'intero popolo della scuola pubblica cadranno nella trappola: non faremo un passo indietro, la lotta nelle scuole e nelle università si intensificherà, ma l'eventuale violenza del governo andrà a vuoto e si ritorcerà contro chi la sta ideando e la vuole praticare.