domenica 20 aprile 2008

BASTA CON LA SCUOLA–QUIZ ! RITIRO IMMEDIATO DELLA PROVA NAZIONALE INVALSI


Nelle scuole medie come una mazzata è arrivata a marzo la circolare n.32 del 14 marzo: ora ragazzini e ragazzine all’esame di III media dovranno, oltre i compiti di italiano, matematica, inglese, eventuale 2° lingua comunitaria, risolvere anche i quiz dell’INVALSI ! Cresce l’ansia in tredicenni-quattordicenni alle prese con la novità di una prova nazionale con test a risposte chiuse ed aperte di italiano e matematica, da fare in 2 ore il 17 giugno.

Con l’ambiguità tipica dello stile burocratese, la circolare recita: "inderogabilità di tutte le prove", ma anche: “la prova…troverà attuazione secondo criteri di gradualità e flessibilità.” “I criteri di incidenza e di peso della prova nazionale sulla valutazione complessiva…sono rimessi alla autonoma determinazione della Commissione esaminatrice” e ancora " tenendo conto del breve tempo intercorso tra l’emanazione della legge e la prima attuazione, la prova mantiene un carattere esplorativo".

Fioroni, andandosene, fa questo ultimo regalo alla scuola italiana: per lui scuola del governo, non certo scuola della repubblica secondo il dettato costituzionale.

Viene vanificato il principio costituzionale della libertà d'insegnamento. Infatti ogni docente riceverà il 17 giugno il questionario predisposto, in busta chiusa con tanto di griglia di correzione. Il ministro Fioroni vuole insegnanti eterodiretti, vuole una scuola governativa, la Costituzione è carta straccia per lui.

Ma l'esame di terza media non è un esame intermedio con l'obbligo a 16 anni? Invece assurge a più della maturità, considerato che all'esame di stato al termine del liceo il test viene fatto dalla commissione esaminatrice; ma forse l’ineffabile Fioroni pensa che i docenti della scuola media non siano all’altezza dei loro colleghi, meglio appaltare onere ed onore all’INVALSI, altrimenti perché lo paga?

E la tanto decantata autonomia scolastica? Ogni dirigente scolastico sarà addestrato con una conferenza di servizio, usato come vigilante nel ruolo di chi tiene chiusa a chiave la preziosa busta con i quiz della prova nazionale.

L’imposizione della prova nazionale svalorizza il fare scuola, tanto più arrivando a marzo quando né la programmazione, né il lavoro fatto ne hanno potuto tener conto.

Strumento estraneo, avulso dalla cultura delle prassi didattiche più diffuse, che in particolare per la scuola del primo ciclo si fondano sulla relazione, è ormai ampiamente dimostrato quanto danno fa uno strumento che rischia di banalizzare il sapere, riducendolo a una sommatoria di nozioni decontestualizzate, pretendendo di ridurre la pluralità delle metodologie ad un unico modello.

Secondo Salvatore Settis, Direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa:” Test del genere non servono a nulla. Il talento si intuisce solo attraverso lo specifico e non per mezzo di quesiti attitudinali generali.” Anche per Piergiorgio Odifreddi, ordinario di Logica Matematica all’Università di Torino, ”i test non misurano l’intelligenza ma il nozionismo”

Non solo l’INVALSI è screditato, ma c'è un contenzioso aperto. Agli insegnanti che si sono rifiutati di somministrare le prove o che hanno impugnato l’ordine di servizio ancora non sono arrivate tutte le risposte. Quelle arrivate hanno dato ragione ai docenti e le sanzioni sono state annullate.

Hanno provato senza successo a far svolgere le prove INVALSI per introdurre anche in Italia un presunto criterio "oggettivo" per misurare la preparazione degli studenti, con l’obiettivo di stilare una graduatoria tra scuole e tra docenti.

Il Ministro ci riprova e impone ora, a fine anno scolastico e a fine del suo mandato, questa prova nazionale, prevista dalla riforma Moratti, appaltandone all’ Invalsi la strutturazione: in pratica con un clamoroso trucco introduce prove Invalsi mascherate. Con la scusa di “allineare il nostro sistema di istruzione agli standard internazionali”, in realtà punta essenzialmente a differenziare le scuole, in base agli esiti raggiunti dagli alunni, elargendo solo a pochi istituti ingenti risorse che verrebbero sottratte alle scuole di frontiera che operano in situazioni di disagio sociale ed economico dove difficilmente i risultati potranno essere brillanti.

Anche in Italia si introdurrebbe quel meccanismo europeo (e internazionale) finalizzato a far credere ad ogni paese di essere agli ultimi posti delle graduatorie, permettendo poi alle autorità di mazzolare adeguatamente i docenti (e le scuole) riottosi al pedagoghese e alla scuoladeiciarlatani. Si buttano per aria i programmi scolastici, spappolati sulla meschina traccia delle prove-quiz; si squalifica oltre ogni dire la didattica, ridotta alla scuola-quiz dei Peanuts di Charlie Brown. Ogni scuola e ogni gruppo docente vengono umiliati da alcuni numeretti relativi alle rispostine-quiz. Perlomeno nel concorsaccio ci si poteva esimere, non partecipando allo stesso!

Difendiamo la nostra professionalità docente, difendiamo le nostre scelte didattiche e i criteri di valutazione, difendiamo gli esiti raggiunti dagli alunni frutto della realizzazione dei percorsi didattici costruiti sui loro bisogni formativi.

MOBILITIAMO le RSU, MOBILITIAMO i docenti, INFORMIAMO i genitori degli alunni, ORGANIZZIAMO ASSEMBLEE DI ZONA per chiedere il ritiro della prova nazionale Invalsi.

MOZIONE SULLA PROVA NAZIONALE INVALSI

Il Collegio docenti della Scuola media statale ……………………………… ………… esprime la propria contrarietà alla novità della prova nazionale nell’esame di terza media, introdotta dalla Direttiva n. 16 del 25/01/2008 e specificata dalla C.M. 32 del 14/03/2008, per i seguenti motivi:

1. La circolare giunge nei mesi conclusivi dell’anno scolastico introducendo una modalità di valutazione avulsa dalla programmazione didattica attuata

2. Chiede ai docenti di svolgere un ruolo meramente esecutivo senza possibilità alcuna di intervenire né sul contenuto, né sul merito, né sulla valutazione della prova

3. Impone unilateralmente la scelta discutibile di usare i test oggettivi standardizzati come criterio di valutazione della qualità del sistema scolastico

4. Può produrre effetti dequalificanti nella misura in cui solleciterà, come è prevedibile, un adeguamento dei contenuti e delle metodologie all’obbiettivo del superamento dei test oggettivi

5. Rimane elusiva e poco trasparente sull’utilizzo dei dati raccolti.