domenica 29 marzo 2009

Altro che confronto!! Solo la mobilitazione del personale della scuola, degli studenti e dei genitori può bloccare la distruzione della scuola pubb

Martedì 17 Marzo ci siamo imbattuti nell’ennesimo comunicato stampa del sindacato

confederale-concertativo-rappresentativo” che inneggia al confronto e alla concertazione

titolando un comunicato stampa: “Organici personale docente: il confronto paga, 5000 tagli

in meno”

Molti di voi ricorderanno i comunicati di dicembre dello stesso sindacato che, alla vigilia

dello sciopero del 12 dicembre, indetto dalla Cgil e da Cobas, Cub e Sdl, annunciava che

la Gelmini aveva fatto molti passi indietro rispetto ai tagli e alla sua “riforma” scolastica.

Già, molti passi indietro: il 18 dicembre, vigilia delle vacanze natalizie, il consiglio dei

ministri approvava gli schemi di regolamento che, di fatto, peggioravano lo stesso piano

programmatico annunciando che i tagli previsti sarebbero stati attuati e che, a proposito

della “riforma”, già dall’anno scolastico successivo in tutte le classi delle scuole elementari

non ci sarebbero state più le compresenze (una novità in negativo rispetto alla legge 169)

e che il maestro unico sarebbe stato “utilizzato” in tutte le classi 1° (a prescindere

dall’organizzazione oraria scelta dai genitori).


Oggi la storia si ripete: il 23 Marzo il Ministero dell’Istruzione consegna una bozza di

circolare sugli organici in cui si confermano integralmente i tagli previsti dalla legge 133

(Brunetta). I famosi 5.000 tagli che non ci saranno nell’organico di diritto si effettueranno in

quello di fatto. Anche la matematica “condanna”, ancora una volta, chi crede che con la

concertazione” si riescono ad ottenere dei risultati positivi.

I numeri, invece, parlano chiaro: taglio per il prossimo anno scolastico di 37.101 docenti

nell’organico di diritto a cui bisogna aggiungere i “famosi” 5.000 nell’organico di fatto, per

un totale di 42.101 posti in meno in un solo anno. A questi numeri bisogna aggiungere il

taglio del personale Ata: -15.000 posti dal prossimo anno scolastico

Ecco come saranno distribuiti i tagli a livello nazionale:

-245 dirigenti scolastici, -9.968 insegnanti scuola elementare, -15.542 insegnanti scuola

media, -11.347 insegnanti scuola superiore.


Questi, invece, saranno i tagli in Piemonte:

Scuola elementare: a fronte di un aumento di 1.569 alunni/e ci sarà un taglio di

526 posti. Ma come mai tutti questi tagli nella scuola elementare piemontese

anche se Berlusconi (non citiamo la Gelmini perché non ha mai saputo la

differenza tra tempo pieno e modulo) ha più volte rassicurato i genitori che il tempo

pieno non sarà tagliato ma, semmai, ampliato?? Avevamo, forse, ragione noi

quando dicevamo che il presidente del consiglio non parla di tempo pieno ma di

tempo scuola?? Inoltre, ci viene un dubbio (veramente molto più di un dubbio): che

questi tagli siano figli della Moratti e di quei dirigenti scolastici, molto più realisti del

re, che istituirono i “tempi pieni modularizzati”?? Molte scuole elementari, grazie

alla “famosa” autonomia, per garantire le 40 ore scolastiche, senza avere

l’organico sufficiente, eliminarono il tempo pieno (2 insegnati per classe con 4 ore

di compresenza) e lo sostituirono con i moduli: proprio quelli che la legge 169 ha

eliminato. Se a tutto questo aggiungiamo l’aumento del numero di alunni per

classe il quadro è abbastanza chiaro.


Scuola Media: a fronte di un aumento di 1767 alunni ci sarà un taglio di ben

1.077 posti. Come abbiamo più volte spiegato, questi tagli derivano dalla

riorganizzazione dell’orario settimanale, dalla riconduzione di tutte le cattedre a 18

ore e dall’aumento del numero di alunni per classe


Scuola superiore: sostanzialmente uguale il numero degli iscritti (+ 25) ma il

taglio sarà di 572 posti. Anche in questo caso il taglio deriva dall’aumento del

numero di alunni per classe, dalla riconduzione di tutte le cattedre a 18 ore.

Bisogna, purtroppo, anche notare e denunciare che, di fronte a questa strage didattica e

sociale, tutto quel che sa dire la presunta opposizione parlamentare, per bocca della exviceministra Bastico, è che "i parametri scelti per i tagli sono oscuri" e che "tutto è stato

deciso a Roma senza un confronto con le Regioni": come se, adottando altri criteri di

taglio e un "dialogo" con le Regioni, la macelleria scolastica divenisse accettabile.


I Cobas non considerano chiusa la partita e invitano docenti, Ata e

studenti a riprendere la mobilitazione.

In particolare ci rivolgiamo ai precari che, dal prossimo anno scolastico, grazie anche alle

nuove forme di gerarchizzazione dettate dal disegno di legge Aprea e dalle norme su

Formazione e Reclutamento dei docenti ( Proposta di Legge Cota e Regolamento sulla

Formazione), si troveranno senza un lavoro.

Per respingere il piano di interventi proposto dal Governo è necessario stabilire forme di

mobilitazioni che prevedono una prima fase informativa e una seconda fase di azioni

dirette:

Mobilitazioni locali con sit-in e gazebo informativi presso gli Uffici scolastici

Provinciali e/o Regionali o nelle sedi ritenute utili, per la diffusione dei dati su

organici e tagli;

Scioperi orari contro il taglio degli organici, da articolare sui singoli territori in

corrispondenza dell’invio degli organici alle scuole da parte degli Uffici scolastici

provinciali;

• “Operazione sicurezza”: definizione di una giornata di mobilitazione nazionale per la

messa in sicurezza delle aule così come prevede la normativa antincendi e la legge

sulla sicurezza ( L. 626);

23 aprile sciopero generale dell’intera giornata con il sindacalismo di base ( Cobas-

Cub-SdL) con manifestazioni regionali;

istituzione di un blog degli scrutini in vista del boicottaggio degli scrutini di fine

anno, proposto dai precari e dalle precarie, nell’Assemblea del 1° febbraio, nel

quale il popolo della scuola pubblica potrà far arrivare suggerimenti e proposte su

tutte le forme ritenute possibili per un “creativo” boicottaggio degli scrutini finali.


venerdì 19 dicembre 2008

Il maquillage obbligato del Piano Gelmini


Che le lotte di questi mesi abbiano avuto un forte impatto sulla società e sulla politica scolastica di Tremonti-Gelmini è dimostrato dai toni e dalle forme del Piano Gelmini, così come è stato presentato ieri.

Se guardiamo al senso generale del Piano per ciò che riguarda il primo ciclo non è certo il caso di entusiasmarsi. La ministra fotografa infatti così la nuova articolazione del suo progetto in materia:

"Non c'è alcuna marcia indietro. Non abbiamo cambiato idea sul maestro unico. Deve essere chiaro che il modello dei tre maestri su due classi non esiste più. Se le famiglie sceglieranno l'orario a 24 ore la classe avrà il maestro unico, se opteranno per l'orario più lungo esso sarà affiancato da altri maestri".

In quest'ultimo caso, aggiungiamo noi, si affermerà la maestra prevalente e cioè una simil-maestra unica affiancata da insegnanti di inglese o religione del tutto "marginali" nella conduzione della classe; mentre comunque spariranno i moduli e la "pari dignità" tra il gruppo docente delle tre maestre su due classi, insomma il modello didattito collaborativo e collegiale.

Sul piano generale finanziario e dei tagli complessivi il Piano presentato ieri prevede il varo di "misure compensative idonee a garantire i complessivi obiettivi di riduzione di 132 mila posti d lavoro", cioè il rispetto di quella "clausola di salvaguardia" dei tagli voluta da Brunetta-Tremonti per blindare l'ennesimo pesante taglio nella spesa per l'istruzione pubblica.

Tuttavia, sarebbe sbagliato sottovalutare come a tutto ciò si stia accompagnando non solo un significativo rallentamento dell'intero progetto distruttivo anti-scuola ma anche un'operazione di "maquillage" obbligato del Piano, che dimostra quanto abbia inciso il poderoso movimento del popolo della scuola pubblica e come il governo sia stato costretto a recepire l'impopolarità della propria impostazione di politica scolastica.

I tagli alle superiori, e segnatamente negli istituti tecnici, vengono rinviati di un anno almeno, così come l'aumento del numero massimo di alunni per classe e il ridimensionamento degli istituti. Resta il tempo prolungato alle medie inferiori e non c'è la riduzione per il sostegno all'handicap: e, più in generale, l'intero linguaggio relativo al tempo pieno e alla maestra unica viene riformulato e abbellito.

Dunque, gran parte dello scontro resta aperto, si dimostra che la lotta comunque paga, sopratutto se investe contemporaneamente l'intero ciclo scolastico, dalla materna all'Università, e con la partecipazione di tutti i protagonisti dell'istruzione pubblica. Sarà quindi decisivo mantenere in piedi e rafforzare il movimento in difesa dell'istruzione pubblica, affrontare con la maggior unità possibile tutti i prossimi passaggi, dalle iscrizioni al braccio di ferro sulle classi a tempo pieno, dai regolamenti attuativi alle misure sulle superiori. Di certo i Cobas saranno in prima fila per dare il proprio totale contributo in questa direzione

Cobas Scuola

lunedì 8 dicembre 2008

TELEX DA MINISTERO ISTRUZIONE UNIVERSITA' E RICERCA - GABINETTO

Prot. AOOUFGAB N. 9738/GM



AT DIRETTORI GENERALI UFFICI SCOLASTICI REGIONALI - LORO SEDI
AT DIRIGENTI UFFICI SCOLASTICI PROVINCIALI - LORO SEDI ROMA, 1 DICEMBRE 2008

Oggetto: COBAS - SCUOLA. SCIOPERO NAZIONALE DELLA SCUOLA PER IL 12 DICEMBRE 2008. COMPARTO SCUOLA.


SI COMUNICA CHE I COBAS (COMITATI DI BASE DELLA SCUOLA), "INDICONO PER IL GIORNO 12 DICEMBRE 2008 UNO SCIOPERO NAZIONALE PER L'INTERA GIORNATA PER TUTTO IL PERSONALE DELLA SCUOLA DOCENTE, DIRIGENTE ED ATA, DI OGNI ORDINE E GRADO, IN ITALIA E ALL'ESTERO".

L'AZIONE DI SCIOPERO IN QUESTIONE INTERESSA IL SERVIZIO PUBBLICO ESSENZIALE "ISTRUZIONE" DI CUI ALL'ART. 1 DELLA LEGGE 12 GIUGNO 1990, N. 146 E SUCCESSIVE MODIFICHE ED INTEGRAZIONI E ALLE NORME PATTIZIE DEFINITE PER IL COMPARTO "SCUOLA", AI SENSI DELL'ART. 2 DELLA LEGGE MEDESIMA.

PERTANTO IL DIRITTO DI SCIOPERO VA ESERCITATO IN OSSERVANZA DELLE REGOLE E DELLE PROCEDURE FISSATE DALLA CITATA NORMATIVA.

NEL RICHIAMARE LA PARTICOLARE ATTENZIONE SULLA NECESSITA' DEL RISPETTO DELLA SUINDICATA NORMATIVA, SI PREGANO LE SS.LL., AI SENSI DELL'ART. 2, COMMA 6 , DELLA LEGGE 12 GIUGNO 1990, N. 146, E SUCCESSIVE MODIFICHE ED INTEGRAZIONI, DI ATTIVARE, CON LA MASSIMA URGENZA, LA PROCEDURA RELATIVA ALLA COMUNICAZIONE DELLO SCIOPERO ALLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE E, PER LORO MEZZO ALLE FAMIGLIE ED AGLI ALUNNI, ED ASSICURARE DURANTE L'ASTENSIONE LE PRESTAZIONI RELATIVE AI SERVIZI PUBBLICI ESSENZIALI COSI' COME INDIVIDUATI DALLA NORMATIVA CITATA.

SI PREGANO INOLTRE LE SS.VV. DI INVITARE I DIRIGENTI SCOLASTICI A FAR PERVENIRE I DATI RELATIVI ALLE ASTENSIONI DAL LAVORO DEL PERSONALE DEL COMPARTO, AI SENSI DELL'ART. 5 DELLA LEGGE 146/90, UTILIZZANDO IL SISTEMA INFORMATIZZATO DEL MINISTERO - HOME PAGE SITO WWW.MPI.IT RETE INTRANET - SEZIONE "QUESTIONARI E RILEVAZIONI", SELEZIONANDO LA VOCE "RILEVAZIONE SCIOPERI".

IL VICE CAPO DI GABINETTO
(Dr. Emanuele Fidora)

venerdì 5 dicembre 2008

Sabato prossimo 6 dicembre due manifestazioni, entrambe importanti.

Al mattino alle ore 9,30 un corteo partirà dallo stabilimento Thyssenkrupp

corso Regina Margherita 400 Torino a un anno esatto dall'omicidio di sette lavoratori,

da una strage creata e programmata dalla produzione e dal profitto padronale,

con la correità di quelle organizzazioni sindacali pronte a firmare di tutto

e a consentire turni e orari massacranti, con i lavoratori lasciati soli in balìa dell'inferno.

A un anno di distanza l'avvio di un processo con incriminazioni pesanti e adeguate

per i padroni della morte è sicuramente un fatto positivo ma che rischia di riprodurre una situazione

fin troppo nota e denunciata, ovvero l'abnegazione di una parte purtroppo minoritaria della

magistratura contrapposta ad uno scenario sociale devastante

anche perché soggiogato da forze politiche e sociali omologate e convergenti nella sottomissione

culturale e fisica al potere e nella rimozione, oscuramento e riproduzione di

tutte le più gravi contraddizioni.

Mentre è quotidiano l'elenco cadenzato e costante di nuovi omicidi sul lavoro, proprio in questi

giorni un'altra fabbrica molto simile alla Thyssen sta instradandosi in provincia

di Torino sulla via della dismissione e dell'abbandono.

Alla Teksid Aluminum di Carmagnola è stato da poco richiesta e prontamente concessa

una cigs in deroga per oltre 100 lavoratori che altro non è se non l'avvio di una procedura di

espulsione progressiva degli attuali circa mille lavoratori:

una scelta politica assolutamente indipendente dalla crisi finanziaria

conseguente alla decisione di non rinnovare impianti

e men che meno sistemi di sicurezza

ma di avviare lo stabilimento verso l'esaurimento.

I lavoratori di Carmagnola hanno probabilmente ancora alcuni "pochi" anni di lavoro,

nei quali lo scenario più probabile è uno stillicidio di fuoriuscite

con l'aumento proporzionale dei rischi e dello sfruttamento per chi resta.

E' una situazione fra tante, troppe.

Saremo in piazza il 6 dicembre per contrastare questi percorsi,

per agire ora e subito senza aspettare che altre tragedie si compiano.

Manifestazione NO TAV in Val di Susa

Al pomeriggio del 6 dicembre, a SUSA, alle ore 14.30

con un corteo da piazza della Stazione

il popolo della Valle e della opposizione a un altro progetto di morte, il TAV,

circonderà Susa ribadendo il secco e incondizionato NO

a tutte le grandi opere del profitto sulla pelle del lavoro, delle popolazioni, del territorio.

Dopo i proclami di Berlusconi e gli annunci del governo di voler procedere con la forza,

dopo l'alleanza trasversale del partito degli affari e delle speculazioni,

e dopo anche alcune ormai impacciate e desolanti defezioni dalla lotta da parte di amministratori locali

si vuole rendere chiaro e visibile a tutti che il NO TAV

è un progetto politico di difesa e riqualificazione ambientale e sociale del territorio

ampiamente condiviso dal popolo della valle

patrimonio ormai di tutti coloro che si battono contro l'ingiustizia e la sopraffazione.

Un appuntamento quindi molto importante,

decisivo per il rafforzamento e l'allargamento della battaglia.

Anche qui ci saremo e invitiamo ad esserci.

Il 12 si sciopera contro la politica scolastica del governo Berlusconi

Cari/e,
come saprete il 12 Dicembre ci sarà lo sciopero generale indetto dai Cobas e da tutto il sindacalismo di base (Cub e Sdl) e dalla Cgil.
E' una data fondamentale per tanti aspetti: la crisi che sta investendo i settori produttivi, i tagli previsti per i servizi essenziali (scuola, sanità,...) e, non ultimo, il taglio netto sui salari di tutti i lavoratori (vi ricordo che il nostro contratto è scaduto da 11 mesi e per il 2008 avremo un aumento di 8 EURO LORDI MENSILI I!!!)
E poi c'è la questione scuola che rimane ancora aperta: dovranno uscire i decreti attuativi (li pubblicheranno a dicembre durante le vacanze???), hanno ritardato le iscrizioni e c'è la possibilità di ripetere quello che abbiamo fatto con la Moratti (anche in quel caso la riforma era stata votata dal parlamento ma la grande mobilitazione di insegnanti, Atta, studenti e genitori la bloccò nell'attuazione).
I Cobas, assieme agli altri sindacati di base, hanno deciso di fare, per il 12 Dicembre, un corteo unitario con gli studenti medi e universitari.
Il concentramento è in piazza Vittorio (stessa piazza dove si concentrerà la Cgil) alle ore 9,30. ma il nostro corteo non finirà in piazza Castello per ovvi motivi: non abbiamo alcuna intenzione di ascoltare Panini (quello che fino a ieri ha condiviso i tagli alla scuola effettuati dai governi amici, quello che ha accettato la controriforma delle pensioni, la distruzione del contratto nazionale, ecc...) e non condividiamo la stessa piattaforma (chiediamo l'abrogazione delle leggi Brunetta e Gelmini non certamente la rinegoziazione per metterci d'accordo dove effettuare i tagli!!)
Il nostro corteo, assieme agli studenti che in questi mesi sono stati i protagonosti della lotta, supererà piazza Castello e arriverà sotto la sede dell'unione industriale per gridare forte: LA VOSTRA CRISI NON VOGLIAMO PAGARLA NOI!!!
In questo corteo, Il popolo della scuola pubblica sarà ben visibile e sfilerà dietro uno striscione unitario (senza sigle) aperto a tutti i lavoratori della scuola che condividono la nostra piattaforma.
Chiediamo, quindi, a tutti/e di partecipare alla manifestazione del 12 assieme allo spezzone di studenti, insegnanti, ata che hanno a cuore la scuola pubblica e che trovano intollerabile che il governo, mentre decide di investire somme stratosferiche per salvare le banche fraudolente e i banchieri corsari, continui a tagliare posti di lavoro, salari, scuola e servizi pubblici.
Ci vediamo venerdì 12 in Piazza Vittorio alle ore 9,30 (ci sarà, ben visibile, un camion con le bandiere Cobas, Cub e Sdl).

domenica 23 novembre 2008

Comunicato Stampa - Morto uno studente al Liceo “Darwin” di Rivoli

Ora diranno che si tratta di una “tragica fatalità”, ma noi non intendiamo accettare simili scuse.
E’ assurdo che un ragazzo muoia andando a scuola per negligenze altrui.
Altri ragazzi e ragazze hanno riportato ferite gravi.
Vogliamo dirlo ad alta voce: SIAMO INDIGNATI!!
Riteniamo che la morte a scuola per gravi carenze strutturali sia figlia delle politiche miopi e anche “criminali”, dei governi che hanno ritenuto di dover solo disinvestire sulla scuola senza preoccuparsi delle conseguenze.
Quei politici ignoranti che parlando di scuola dichiarano saccentemente che la scuola italiana costa
troppo, dovrebbero semplicemente vergognarsi!
Stiano almeno zitti, visto che non sanno ciò di cui vanno cianciando!
Lo abbiamo ripetuto tante volte: sulla scuola pubblica bisogna investire, è inaccettabile che ogni
legge finanziaria preveda tagli all’istruzione e alla messa in sicurezza degli edifici.
In Italia oltre il 40% delle scuole non possiede il certificato di agibilità statica; il 34,92% è stato
costruito prima del 1974 e il 13,42% tra il 1940 e il 1970.
La scuola è investimento sul futuro, ecco perché risparmiare sulla pelle degli studenti e dei lavoratori è criminale.
I Cobas Scuola Piemonte sono vicini ai genitori del ragazzo col nostro dolore di genitori e docenti,
così come siamo vicini agli studenti e agli insegnanti che rischiano anche loro la vita.
Ma gridiamo anche la nostra rabbia ai politici e ai ministri “mani di forbice”, che si vantano di
“migliorare la scuola” accanendosi su di essa con tagli feroci.
Non parlateci più di tagli, investite i soldi PUBBLICI nella scuola PUBBLICA per migliorarla e
renderla più sicura.
Domenica 23 novembre presidio ore 16,00 a Palazzo Nuovo

mercoledì 19 novembre 2008

Contrastare la politica scolastica della Gelmini e difendere il vero Tempo Pieno

Cosa intendiamo noi con il termine Tempo Pieno
Il Tempo Pieno è un modello di scuola nato sperimentalmente con la Legge 820 del 1971 e poi cresciuto nel ventennio successivo fino a coprire circa il 20% delle scuole elementari italiane.
La classe a tempo pieno funziona per 40 ore di scuola settimanali ed è affidata a due docenti
contitolari che hanno a disposizione 4 ore di compresenza.
Dal 1990 l’espansione del modello è stata bloccata e negli anni del ministro Moratti si è tentato di trasformare il Tempo Pieno in una somma di ore (27 obbligatorie + 3 facotative + fino a 10 per mensa e dopomensa) distruggendone di fatto l’impianto unitario. Le lotte dei genitori e degli insegnanti hanno permesso nella gran parte dei casi una resistenza che ha avuto successo e che ha poi trovato una sponda normativa nella nuova legge 176/2007: essa reintegra il Tempo Pieno come modello di scuola, anche se la sua esistenza rimane sempre subordinata alla disponibilità di organico.

Cosa intende il governo in carica con il termine Tempo Pieno
Le numerose uscite pubbliche del ministro Gelmini e di Berlusconi sul Tempo Pieno non devono ingannare: quello che hanno in mente non è il modello didattico a 40 ore con due insegnanti e compresenze! Questo è chiarissimo. Prima di tutto le compresenze nel loro progetto sono eliminate in ogni situazione ("Superamento delle attività di co-docenza", Schema di Piano Programmatico).
Poi il modello di scuola cui vogliono uniformare la scuola italiana è quello con il maestro unico o prevalente, quindi la titolarità della classe rimarrà a solo un docente che potrebbe insegnare al mattino. Infine l’arco temporale di funzionamento della classe a “Tempo pieno” modello Gelmini potrà arrivare a 40 ore ma potrà anche ridursi progressivamente avvicinandosi alle 30 settimanali (eventualmente integrate da interventi di privati finanziati dai genitori e dalle amministrazioni comunali o interamente a carico dei genitori).
Nelle conferenze stampa abbiamo avuto conferma che nel progetto dei legislatori le attività del mattino e quelle del pomeriggio non hanno pari dignità, ma che al pomeriggio gli alunni faranno i compiti e attività ricreative (“ore di lezione per fare i compiti […] il doposcuola dei nostri tempi”, Berlusconi, 22 ottobre 2008). In pratica quando Gelmini e Berlusconi parlano di Tempo Pieno intendono il Doposcuola degli anni Sessanta del secolo scorso: qualche compito, qualche gioco, un parcheggio che in alcuni casi potrà essere finanziato in parte con fondi pubblici, in parte a carico delle famiglie.

Come avverrà probabilmente il tentativo di applicazione di questi cambiamenti?
Presumibilmente nelle prossime settimane il governo tenterà di varare i regolamenti applicativi di questa legge. Il suo fine è rendere praticabile il taglio degli insegnanti previsto nei prossimi 3 anni (in realtà diventeranno 5 per completare il ciclo) nella legge 133.
In quali situazioni concrete ricadranno queste ondate annuali di tagli però non lo sa bene neppure il governo (e non è elemento che gli interessi minimamente). Infatti se riuscirà a rendere operativi i regolamenti per il periodo della destinazione di organico (pressappoco marzo) avrà raggiunto il suo scopo. Toccherà poi alla catena di comando suddividere questa quota insufficiente di insegnanti tra le regioni, tra le province e poi tra le singole istituzioni scolastiche. Sarà solo a quel punto che le scuole si ritroveranno a fare i conti con gli insegnanti in meno e a vivere la distruzione della scuola pubblica contro cui stiamo scendendo in piazza quotidianamente.

Facciamo l’esempio di una scuola con due sezioni a tempo pieno che quindi funziona quest’anno con 20 insegnanti di classe, un insegnante di religione, un insegnante specialista di inglese. Il prossimo anno sulla base del piano governativo potrebbe avere solo 18 insegnanti e perdere anche l’insegnante specialista. E’ evidente che in queste condizioni (senza contare l’aumento di alunni per classe) non si potrebbe parlare più di tempo pieno… Ma non per Gelmini-Berlusconi! Infatti nelle prime andrebbe un insegnante fisso al mattino a coprire 22 ore; la cancellazione delle compresenze di tutti gli altri docenti produrrebbe in tutto 32 ore che usate in collage sulle mense e sui pomeriggi delle prime porterebbe l’apertura a 38 ore. Le ultime due ore sarebbero agevolmente svolte dall’insegnante di religione senza preoccuparsi di chi decidesse di fare attività alternativa.
Un’altra sistemazione di questo Tempo Pieno alla Gelmini-Berlusconi potrebbe essere: 10 docenti prevalenti che fanno 22 ore in classe; 8 docenti che spalmerebbero le loro ore sui pomeriggi di 2 classi tra mensa e compiti; le ultime 4 ore come prima coperte dall’insegnante di religione oppure con una riduzione dell’orario pomeridiano delle classi prime di due ore un giorno alla settimana.
A tutto ciò si deve ovviamente aggiungere la problematica dell’inglese (insegnamento da parte dei non abilitati, corsi obbligatori, scambi acrobatici di classi per massimizzare l’utilizzo di chi ha l’abilitazione).
Come si vede questo caos organizzativo e didattico è lontanissimo dal Tempo Pieno della legge, ma è coerente con ciò che stanno promettendo dal governo: un becero doposcuola di pessima qualità.
Inoltre questa simulazione misura l’impatto del primo anno di tagli, ma a regime (cioè tra 5 anni) le cose andranno molto peggio: l’apertura pomeridiana dovrà passare in parte ai privati, oppure dovrà venire ridotta (ad esempio a 35 ore).

Cosa possiamo fare
Questa è una battaglia che non si vince da soli: o vinciamo tutti insieme e respingiamo il tentativo di distruggere scuola e università e di privatizzarle, oppure la mazzata sarà talmente grande sull’intera società che sarebbe risibile pensare alla salvezza della propria scuola o alla propria classe.
Però è anche vero che molte delle iniziative che si devono fare per contrastare questo attacco
vanno fatte a livello locale, scuola per scuola, genitore per genitori, per spiegare, contestare,
ostacolare lo zelo dei dirigenti e dei colleghi, pretendere i diritti che ancora ci rimangono e
denunciare chi ce li toglie ingiustamente.
Un momento fondamentale di questa battaglia si concentrerà in occasione delle iscrizioni, a partire dalle riunioni indette dai dirigenti, dalla formulazione dei modelli di iscrizione, dalla compilazione di modelli di garanzia per richiedere il Tempo Pieno secondo le caratteristiche della legge 176/2007 e per richiederne la conferma dove c’è attualmente, passando per iniziative di coinvolgimento (o contestazione) degli enti locali al fine di porre in evidenza le contraddizioni e le aberrazioni di questo progetto Gelmini-Tremonti.
I comitati che nel passato hanno praticato tale lotta sanno già che da dicembre diventerà quotidiana e che la sensibilizzazione anticipata dei genitori e degli insegnanti, la raccolta di contatti con i giornali locali, la pressione su assessori e dirigenti farà la differenza.

NON PAGHEREMO NOI LA VOSTRA CRISI
NO AL SALVATAGGIO DI BANCHE FRAUDOLENTE E SPECULATORI
USIAMO IL DENARO PUBBLICO PER SALARI, PENSIONI, SCUOLA, SANITA', SERVIZI
SOCIALI

12 DICEMBRE 2008 SCIOPERO GENERALE DELLA SCUOLA CON MANIFESTAZIONI REGIONALI E PROVINCIALI

• Per la cancellazione della legge 133 e della 169 (ex-decreto Gelmini) e il ritiro del ddl
Aprea
• No alla privatizzazione di scuola e Università
• No alla maestra unica e ai tagli, si all'aumento degli investimenti per la scuola pubblica
No all'espulsione dei precari, si all'assunzione su tutti i posti disponibili
• Contratto subito per docenti ed Ata, con il recupero di quanto perso nell'ultimo ventennio
• Diminuzione del numero di alunni per classe
• Riconoscimento dei diritti degli Ata ex-EELL
• Per il diritto di assemblea e la democrazia sindacale

martedì 18 novembre 2008

12 dicembre SCIOPERO GENERALE indetto da COBAS, CUB e SDL

Non pagheremo noi la vostra crisi

Dopo il grande successo dello sciopero generale e l'enorme numero di manifestanti (500 mila secondo quasi tutti i mezzi d'informazione) in piazza il 17 ottobre scorso, Cobas, Cub e SdL intercategoriale, le tre organizzazioni del sindacalismo di base e alternativo che hanno stipulato il Patto di Consultazione permanente, ritengono indispensabile che si giunga ad una seconda giornata di sciopero generale che esprima lo più ampia protesta dei lavoratori dipendenti pubblici e privati contro la Finanziaria e l'intera politica economica e sociale del governo Berlusconi.

Cobas, Cub e Sdl intercategoriale intendono anche rispondere positivamente alla corale richiesta proveniente dall'intero popolo della scuola pubblica (studenti, docenti, Ata, ricercatori, genitori e cittadini) per uno sciopero generale che sappia raccogliere la spinta del possente movimento in difesa della scuola e dell'Università pubbliche che oramai da settimane è incessantemente mobilitato.

Perciò Cobas, Cub e SdL convocano congiuntamente per il 12 dicembre lo sciopero generale per l'intera giornata di tutte le categorie contro la Finanziaria, i tagli e la privatizzazione di scuola e Università, per la cancellazione della legge 133 e della legge 169 (ex-decreto Gelmini), per usare il denaro pubblico per forti aumenti salariali e pensionistici, per scuola, sanità e servizi sociali e non per salvare banche fraudolente e speculatori, contro la precarietà e per l'abolizione delle leggi Treu e 30, per la sicurezza nei posti di lavoro, per la difesa del diritto di sciopero e il recupero dei diritti sindacali sequestrati dai sindacati concertativi.

Nella giornata del 12 dicembre le tre organizzazioni manifesteranno a livello regionale e provinciale,

cercando la massima unità con le mobilitazioni degli studenti

e del popolo della scuola pubblica che sarà in piazza in tutta Italia.