Martedì 17 Marzo ci siamo imbattuti nell’ennesimo comunicato stampa del sindacato
“confederale-concertativo-rappresentativo” che inneggia al confronto e alla concertazione
titolando un comunicato stampa: “Organici personale docente: il confronto paga, 5000 tagli
in meno”
Molti di voi ricorderanno i comunicati di dicembre dello stesso sindacato che, alla vigilia
dello sciopero del 12 dicembre, indetto dalla Cgil e da Cobas, Cub e Sdl, annunciava che
la Gelmini aveva fatto molti passi indietro rispetto ai tagli e alla sua “riforma” scolastica.
Già, molti passi indietro: il 18 dicembre, vigilia delle vacanze natalizie, il consiglio dei
ministri approvava gli schemi di regolamento che, di fatto, peggioravano lo stesso piano
programmatico annunciando che i tagli previsti sarebbero stati attuati e che, a proposito
della “riforma”, già dall’anno scolastico successivo in tutte le classi delle scuole elementari
non ci sarebbero state più le compresenze (una novità in negativo rispetto alla legge 169)
e che il maestro unico sarebbe stato “utilizzato” in tutte le classi 1° (a prescindere
dall’organizzazione oraria scelta dai genitori).
Oggi la storia si ripete: il 23 Marzo il Ministero dell’Istruzione consegna una bozza di
circolare sugli organici in cui si confermano integralmente i tagli previsti dalla legge 133
(Brunetta). I famosi 5.000 tagli che non ci saranno nell’organico di diritto si effettueranno in
quello di fatto. Anche la matematica “condanna”, ancora una volta, chi crede che con la
“concertazione” si riescono ad ottenere dei risultati positivi.
I numeri, invece, parlano chiaro: taglio per il prossimo anno scolastico di 37.101 docenti
nell’organico di diritto a cui bisogna aggiungere i “famosi” 5.000 nell’organico di fatto, per
un totale di 42.101 posti in meno in un solo anno. A questi numeri bisogna aggiungere il
taglio del personale Ata: -15.000 posti dal prossimo anno scolastico
Ecco come saranno distribuiti i tagli a livello nazionale:
-245 dirigenti scolastici, -9.968 insegnanti scuola elementare, -15.542 insegnanti scuola
media, -11.347 insegnanti scuola superiore.
Questi, invece, saranno i tagli in Piemonte:
• Scuola elementare: a fronte di un aumento di 1.569 alunni/e ci sarà un taglio di
526 posti. Ma come mai tutti questi tagli nella scuola elementare piemontese
anche se Berlusconi (non citiamo la Gelmini perché non ha mai saputo la
differenza tra tempo pieno e modulo) ha più volte rassicurato i genitori che il tempo
pieno non sarà tagliato ma, semmai, ampliato?? Avevamo, forse, ragione noi
quando dicevamo che il presidente del consiglio non parla di tempo pieno ma di
tempo scuola?? Inoltre, ci viene un dubbio (veramente molto più di un dubbio): che
questi tagli siano figli della Moratti e di quei dirigenti scolastici, molto più realisti del
re, che istituirono i “tempi pieni modularizzati”?? Molte scuole elementari, grazie
alla “famosa” autonomia, per garantire le 40 ore scolastiche, senza avere
l’organico sufficiente, eliminarono il tempo pieno (2 insegnati per classe con 4 ore
di compresenza) e lo sostituirono con i moduli: proprio quelli che la legge 169 ha
eliminato. Se a tutto questo aggiungiamo l’aumento del numero di alunni per
classe il quadro è abbastanza chiaro.
• Scuola Media: a fronte di un aumento di 1767 alunni ci sarà un taglio di ben
1.077 posti. Come abbiamo più volte spiegato, questi tagli derivano dalla
riorganizzazione dell’orario settimanale, dalla riconduzione di tutte le cattedre a 18
ore e dall’aumento del numero di alunni per classe
• Scuola superiore: sostanzialmente uguale il numero degli iscritti (+ 25) ma il
taglio sarà di 572 posti. Anche in questo caso il taglio deriva dall’aumento del
numero di alunni per classe, dalla riconduzione di tutte le cattedre a 18 ore.
Bisogna, purtroppo, anche notare e denunciare che, di fronte a questa strage didattica e
sociale, tutto quel che sa dire la presunta opposizione parlamentare, per bocca della exviceministra Bastico, è che "i parametri scelti per i tagli sono oscuri" e che "tutto è stato
deciso a Roma senza un confronto con le Regioni": come se, adottando altri criteri di
taglio e un "dialogo" con le Regioni, la macelleria scolastica divenisse accettabile.
I Cobas non considerano chiusa la partita e invitano docenti, Ata e
studenti a riprendere la mobilitazione.
In particolare ci rivolgiamo ai precari che, dal prossimo anno scolastico, grazie anche alle
nuove forme di gerarchizzazione dettate dal disegno di legge Aprea e dalle norme su
Formazione e Reclutamento dei docenti ( Proposta di Legge Cota e Regolamento sulla
Formazione), si troveranno senza un lavoro.
Per respingere il piano di interventi proposto dal Governo è necessario stabilire forme di
mobilitazioni che prevedono una prima fase informativa e una seconda fase di azioni
dirette:
• Mobilitazioni locali con sit-in e gazebo informativi presso gli Uffici scolastici
Provinciali e/o Regionali o nelle sedi ritenute utili, per la diffusione dei dati su
organici e tagli;
• Scioperi orari contro il taglio degli organici, da articolare sui singoli territori in
corrispondenza dell’invio degli organici alle scuole da parte degli Uffici scolastici
provinciali;
• “Operazione sicurezza”: definizione di una giornata di mobilitazione nazionale per la
messa in sicurezza delle aule così come prevede la normativa antincendi e la legge
sulla sicurezza ( L. 626);
• 23 aprile sciopero generale dell’intera giornata con il sindacalismo di base ( Cobas-
Cub-SdL) con manifestazioni regionali;
• istituzione di un blog degli scrutini in vista del boicottaggio degli scrutini di fine
anno, proposto dai precari e dalle precarie, nell’Assemblea del 1° febbraio, nel
quale il popolo della scuola pubblica potrà far arrivare suggerimenti e proposte su
tutte le forme ritenute possibili per un “creativo” boicottaggio degli scrutini finali.