Neppure la finanziaria 2008 ha sanato quella palese ingiustizia, oltre che gravissima violazionedei diritti, che da oltre otto anni stanno subendo gli ATA e gli ITP, transitati dagli Enti Locali allo Stato.
Tutto iniziò quando la Legge n° 124/1999 dispose pe r loro, senza possibilità di opzione, il passaggio nei ruoli statali, affinché potesse concretamente realizzarsi l’autonomia scolastica con tutto il personale alle dirette dipendenze del Dirigente Scolastico. Visto il procedimento di mobilità forzata, la Legge statuì il riconoscimento ai fini giuridici ed economici dell’anzianità pregressa secondo i principi generali del nostro ordinamento.
Nel luglio del 2000, un accordo sindacale, previsto dalla fonte normativa solo in relazione alle procedure di passaggio affinché il personale non subisse alcuna forma di penalizzazione, stravolse la “ratio” in essa contenuta: 1) non venne mantenuto il diritto all’anzianità, sancito dal legislatore;
2) vennero abolite o ridotte le voci del salario accessorio;
3) non venne imposto agli EE.LL. alcun obbligo di applicazione dei contratti decentrati al personale transitato, penalizzandoli fortemente.
Sulla base dell’indegno accordo sindacale (firmato CGIL, CISL, UIL e SNALS) gli A.T.A. ed I.T.P. transitati, a parità di condizioni, si sono trovati a percepire uno stipendio più basso dei colleghi già statali con cui lavorano gomito a gomito, meno di quelli rimasti negli EE.LL., meno di prima. L’accordo-truffa è stato siglato nel periodo di massima “concertazione” con l’allora governo di centro-sinistra ed ha portato ad un consistente risparmio di spesa per lo Stato e ad una perdita del trattamento retributivo complessivamente considerato per i lavoratori.
L’Amministrazione ed i Sindacati?!? si sono sempre giustificati sostenendo che il passaggio sarebbe dovuto avvenire “a costo zero” e che non c’erano i soldi per il riconoscimento dell’anzianità, ma a tutt’oggi non ci hanno ancora spiegato come mai non sono state trasferite tutte le risorse relative alle voci accessorie (ben più consistenti negli EE.LL.), come prescriveva la legge, che sarebbero state più che sufficienti al riconoscimento dell’anzianità. Sono state utilizzate contestualmente per finanziare il rinnovo del Contratto EE.LL.,.. veramente a costo zero!?
La stragrande maggioranza dei Tribunali italiani di 1° e 2° grado, e nel 2005 la Corte di Cassazione, ribadirono che il testo della Legge era chiarissimo e il diritto dei lavoratori non poteva essere stravolto da alcun accordo sindacale. Il Governo Berlusconi, allora, per ribaltare gli esiti di migliaia di ricorsi ancora pendenti, nella Finanziaria per il 2006, inserì un emendamento, con valore retroattivo al 2000, che “interpretava” la Legge n° 124/99 cambiandone il significato e cioè facendo diventare legge il contenuto dell’accordo sindacale invalidato dai giudici e determinando, di fatto, un’ulteriore disparità fra coloro che avevano già avuto una sentenza definitiva della Cassazione o comunque passata in giudicato perché non appellata, per distrazione, dal Ministero.
I senatori del centro-sinistra, indignati!!!, fecero approvare un ordine del giorno che impegnava il Governo di centro-destra a ripristinare i diritti dei lavoratori. Peccato che a pochi mesi di distanza si sono trovati loro stessi al Governo e in due anni non hanno fatto nulla, dimentichi della precedente indignazione. Nell’ultima finanziaria, per sopire le proteste dei lavoratori, è stato inserito un emendamento per “rivedere la situazione” nel prossimo rinnovo contrattuale. La presa in giro dunque continua: lo spregevole emendamento berlusconiano è sempre lì, pronto a produrre i suoi frutti nelle aule dei tribunali, e la revisione della situazione non sarà sicuramente il riconoscimento dell’anzianità, ma qualche altra truffa, altrimenti sarebbe stato più semplice abrogarlo e lasciare che la giustizia facesse il suo corso.
Continua anche la farsa da parte dei nostri?!? Rappresentanti sindacali che, dopo aver firmato l’accordo-truffa (ed organizzato i picchetti davanti al Ministero per il suo recepimento), hanno sostenuto (mai al tavolo delle trattative) che si trattava solo di un “primo inquadramento” e che presto ci sarebbe stato il riconoscimento integrale dell’anzianità. Peccato che nei quattro successivi rinnovi contrattuali il problema sia stato completamente ignorato (neppure una nota di protesta in calce ai contratti: il mobbing perpetrato dai vari governi nei confronti di oltre 70.000 lavoratori non era degno di rilievo!).
Come mai in presenza di questa palese violazione di diritti in otto anni i lavoratori non sono mai stati chiamati allo sciopero? Come mai quel bel teatrino davanti alla Camera dei Deputati, a cui hanno partecipato lavoratori disperati e in buona fede affinché fosse abrogato l’odioso emendamento, è stato organizzato solo a finanziaria definita? Ci viene in mente la storia dei due compari che di giorno litigavano e la notte andavano a festeggiare insieme.
Non abbiamo parole per la pronuncia della Corte Costituzionale che, interpellata da decine di giudici sulla conformità dell’emendamento berlusconiano, nella forma e nel merito, ai principi del nostro diritto, nel luglio del 2007, ha trovato tutto regolare e sottolineato che il compito della Magistratura è quello di applicare le leggi e non di giudicarle. Questa sentenza ha completamente capovolto la situazione dal punto di vista giudiziario e rende difficile la prosecuzione dei ricorsi. La Corte di Cassazione negli ultimi mesi del 2007 ha ripreso ad esaminare la situazione dei lavoratori, ed ha depositato proprio in questi giorni la prima sentenza.
La predetta pronuncia della Corte Costituzionale ha pesato come un macigno sulla decisione dei giudici della Cassazione che si sono inchinati al volere del legislatore e dei politici. Dalla lettura delle motivazioni traspaiono i dubbi sulla ragionevolezza della retroattività della norma e sulla rottura del principio dell’uniformità di trattamento del personale trasferito.
Una cosa sola appare chiara e viene ribadita in più punti: la responsabilità delle Organizzazioni sindacali “rappresentative” che con la firma dell’accordo del luglio 2000 hanno determinato questa assurda situazione di discriminazione.
Infatti viene ribadito che:
1) il Decreto Interministeriale 5/04/2001 è conforme ai contenuti dell’accordo ARAN/OO.SS.;
2) l’interpretazione poi adottata dal legislatore corrisponde alla concorde opinione delle parti collettive;
3) l’indubbia interpretazione restrittiva volta al risparmio di spesa è condivisa dal già rimarcato atteggiamento delle parti collettive. La recente pronuncia diverge esplicitamente anche con le valutazioni precedentemente espresse (in 5 sentenze della Cassazione) sia riguardo alla chiarezza della legge di transito che alla riconduzione della fattispecie alla disciplina generale, in tema di passaggi di personale nella Pubblica Amministrazione.
Le pronunce della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione sull’emendamento berlusconiano, mai abrogato dal nuovo Governo (e addirittura difeso durante il giudizio alla Corte Costituzionale) del cosiddetto centro-sinistra, appaiono più politiche che giuridiche, vere sentenze ragionieristiche volte ad ottenere esclusivamente un risparmio di spesa sulla pelle dei lavoratori e delle loro famiglie.
E’ indispensabile una determinata presa di coscienza da parte di chi ha subìto questa assurda ingiustizia: soltanto l’impegno in prima persona e la partecipazione attiva e collettiva possono portare ad un esito positivo della vicenda. Quello della risoluzione contrattuale nel prossimo biennio economico è solo un miraggio per tenere sotto controllo una situazione ormai esplosiva: intanto per decine di migliaia di lavoratori/trici si realizzerà la prescrizione dei diritti, e tante/i altre/i andranno in pensione o… passeranno a miglior vita.
Come COBAS, per primi, abbiamo avviato i ricorsi, abbiamo lottato e scioperato e continueremo a mobilitare i lavoratori portando, se sarà possibile, questa vergognosa vicenda davanti alla Corte di Giustizia Europea.